La fioritura del melo risveglia anche le api

Nel fondovalle è già finita, ma ad alta quota si può ancora ammirare: la fioritura del melo. Quando le gemme dei meli si trasformano in fiori, non è solo l’occhio umano a trarne beneficio, ma soprattutto le api, per le quali questo periodo rappresenta un vero elisir di vita dopo gli aridi e bui mesi invernali.

 | © Consorzio Mela Alto Adige
È anche il momento in cui apicoltori e melicoltori entrano in simbiosi, perché migliaia di colonie d’api iniziano a sciamare nei meleti.
 
Quest’anno la fioritura dei meli nelle vallate intorno a Bolzano, in Bassa Atesina e nella Val d’Adige è iniziata ai primi di aprile. Martin Tabloner è un melicoltore di San Maurizio, frazione di Bolzano, nonché presidente del distretto Val d’Adige del Centro di consulenza per la fruttiviticoltura. Da oltre tre decenni ha avviato una collaborazione con alcuni apicoltori, tra cui suo fratello Manfred Tabloner - a sua volta referente di Bolzano dell’Associazione Apicoltori dell’Alto Adige - suo genero e un altro apicoltore del Guncina. Durante la fioritura nei meleti Tabloner si contano fino a 200 colonie di api, che qui ritrovano la tanto sospirata fonte di energia.
 
“Mio fratello Manfred sfrutta questo periodo soprattutto per rendere di nuovo più forti le sue colonie, ovvero solitamente non raccoglie il miele ma lo lascia alle api, in modo che inizino la stagione produttiva con più vigore”, spiega Martin Tabloner. Le giovani colonie, in particolare, diventano molto più forti durante questo periodo: secondo le misurazioni del peso fatte dal fratello, una colonia a volte riesce a raccogliere anche un chilo di nettare al giorno. “Questo dipende principalmente dalle condizioni meteorologiche: freddo, nuvole e vento sono condizioni sfavorevoli per le api”. Quest’anno la fioritura è durata un po’ più del solito: tre settimane, tuttavia non sempre con condizioni climatiche ideali.
 
Energia per le api dopo l’inverno
 
In primavera la situazione di Tabloner è simile a quella di tanti altri contadini: da ogni parte dell’Alto Adige infatti, ci sono apicoltori che portano le proprie colonie nei meleti in fiore. Tuttavia nessuno sa esattamente quante siano in totale, spiega Erwin Wieser, presidente del distretto Bolzano/Bassa Atesina degli apicoltori. Secondo le sue stime, ogni primavera più o meno un terzo delle circa 40.000 colonie di api presenti in Alto Adige viene portato nei frutteti. Laddove ogni apicoltore valuta in prima persona se partecipare o meno al nomadismo delle api durante la fioritura: “Per chi vuole sviluppare le colonie è sicuramente un grande vantaggio, al contempo però è anche un bel po’ di lavoro”. Già, perché gli alveari devono essere smontati dalla loro sede originaria - solitamente vicino all’abitazione dell’apicoltore - per poi essere installati nella nuova sede nei frutteti assieme alle relative attrezzature. “Inoltre - aggiunge Wieser - non posso nemmeno lasciare le colonie e andarmene; ciò significa che regolarmente devo tornare lì, controllarle e infine smontarle e riportarle via”.
 
L’importanza del dialogo tra contadini e apicoltori
 
Superfluo aggiungere quanto sia importante, in questo contesto, una collaborazione ottimale con i proprietari dei meleti in cui le colonie di api vivono il loro risveglio primaverile. “Molti apicoltori conoscono i 'loro' contadini ormai da molti anni, per cui portano le api nei meleti senza alcuna preoccupazione”, afferma Wieser. Alla base di questa cooperazione ci sono l’esperienza e la fiducia reciproca, sempre all’insegna del dialogo: gli agricoltori devono conoscere le esigenze e le preoccupazioni degli apicoltori e viceversa, “perché se ci si parla e ci si aiuta reciprocamente, entrambe le parti hanno dei vantaggi”. Pure i contadini la pensano allo stesso modo, anche perché “molti agricoltori sono a loro volta apicoltori”, conclude Wieser.
 
Ma come fa un apicoltore a trovare il “suo” agricoltore adatto? E viceversa, come fa un agricoltore a individuare il suo apicoltore di fiducia? La maggior parte delle collaborazioni di lungo corso si basano su relazioni personali, conoscenze e raccomandazioni. Se qualcuno volesse mettersi in gioco per la prima volta, può contattare le organizzazioni di commercializzazione locali (VOG, VIP o anche le Aste Frutta dell’Alto Adige). In Val Venosta il nomadismo delle api viene organizzato da anni in collaborazione con le cooperative, l’Unione Agricoltori e Coltivatori Diretti Sudtirolesi, l’Unione giovani agricoltori e i gruppi locali dell’Associazione Apicoltori, in modo tale che le colonie di api siano distribuite in modo uniforme per coprire l’intera area frutticola. Anche la VOG (Consorzio delle Cooperative Ortofrutticole dell'Alto Adige) proprio in questa stagione ha lanciato un appello ai propri soci, invitandoli a comunicare se fossero alla ricerca di partner apicoli, ma il risultato ha confermato che la maggior parte dei contadini ha già il proprio apicoltore di fiducia: “Qualcuno ci ha contattato, ma la maggior parte è già a posto”, dicono alla VOG.
 
Nella foto (da destra): Martin Tabloner con suo fratello Manfred e alcuni dei loro alveari
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