Convegno e seminario sulla frutticoltura: continua l’attività di formazione dell’A.L.S.

Temi affrontati: nuove opportunità di mercato, politica agraria comunitaria, parassiti e altre questioni legate alla coltivazione

 | © Consorzio Mela Alto Adige
D’inverno, mentre la natura si gode il meritato riposo, gli agricoltori ne approfittano per partecipare a iniziative di formazione continua. E così anche a fine gennaio 2021, seppure in modalità online a causa della pandemia in corso, l’Associazione dei diplomati delle scuole agrarie (Absolventenverein landwirtschaftlicher Schulen – A.L.S.) ha organizzato i due tradizionali appuntamenti – un convegno e un seminario – dedicati alla frutticoltura. Gli argomenti trattati spaziavano dalle tendenze del mercato melicolo alla politica agraria comunitaria, dalle varie questioni legate alla coltivazione alla cimice asiatica.
 
Il tradizionale convegno di gennaio sulla frutticoltura rappresenta un appuntamento imperdibile per tutti gli addetti ai lavori del settore, dai rappresentanti delle varie organizzazioni agli esponenti della politica agraria. L’edizione numero 68 organizzata dall’A.L.S. non si è svolta come di consueto al Kursaal di Merano bensì, nel rispetto delle normative anti-Covid, in modalità online. “Anche per la frutticoltura il 2020 è stato un anno particolare, caratterizzato tuttavia da alcuni aspetti positivi, in particolare nel settore della distribuzione”, ha detto il presidente di A.L.S. Stefan Pircher.
 
Un concetto ribadito da Helwig Schwartau, esperto della società di informazioni sul mercato agricolo AMI di Amburgo: dopo diversi anni in cui l’Europa ha registrato eccessi di produzione e parallelamente un calo dei consumi, adesso si aprono nuove opportunità. I concetti di origine, regionalità, salute e sostenibilità acquisiscono sempre maggiore importanza, e nello stesso tempo la pandemia sta frenando l’importazione di frutta da Oltreoceano: tutto questo si traduce in un aumento delle potenzialità per l’Europa e, di conseguenza, per l’Alto Adige.
La conferma arriva dai numeri: nel 2020 il fatturato originato dall’esportazione in Germania, Francia e Italia è addirittura aumentato. L’importante però è produrre le mele “giuste”. Secondo Schwartau in questo momento sono molto richieste le mele di marca, anche quelle più costose, e vanno di moda pure i frutti biologici. E anche se non tutte le varietà club potranno avere il grande successo riscosso, ad esempio, dalla Pink Lady, la strategia altoatesina di lanciare nuove varietà sul mercato melicolo è comunque azzeccata. “Le mele di marca attrattive e quelle biologiche hanno potenzialità ancora tutte da sfruttare”, ha concluso Schwartau.
 
Sostenibilità e qualità: due aspetti destinati ad essere sempre più decisivi nelle scelte del consumatore ma anche della politica agraria, ha confermato da parte sua l’assessore provinciale all’agricoltura Arnold Schuler. È toccato poi all’europarlamentare Herbert Dorfmann illustrare i relativi programmi varati a livello comunitario: all’insegna del motto “Green Deal”, la Commissione europea sta lavorando ad una riforma dell’economia che entro il 2050 dovrebbe condurre l’Europa all’impatto zero. I provvedimenti riguarderanno tutti i settori economici a cominciare proprio dall’agricoltura, dove si punta sulla strategia chiamata “Farm to Fork” (letteralmente: “dalla fattoria alla forchetta”, ossia dal produttore al consumatore) che tra le altre cose prevede, entro il 2030, un abbattimento del 50% dell’impiego di pesticidi chimico-sintetici e di fertilizzanti nonché dello spreco alimentare. Nello stesso tempo le coltivazioni biologiche dovranno raggiungere il 25% dell’intera superficie agricola e si dovrà invertire il processo di perdita di biodiversità. Tutte le misure saranno finanziate dalla UE, per cui non bisogna lasciarsi sfuggire questa opportunità. Dorfmann tuttavia ha criticato il fatto che la strategia “Farm to Fork” si concentri quasi esclusivamente sull’agricoltura e in misura molto ridotta sul commercio e sui consumatori. “In fin dei conti sono i consumatori finali, con le loro scelte d’acquisto, a decidere quali alimenti debbano essere prodotti – e in che maniera – dagli agricoltori”.
 
Seminario di frutticoltura: consigli e approfondimenti – Il problema della cimice asiatica
 
Mentre in occasione del convegno sulla frutticoltura è stato trattato solo un tema relativo alle tecniche colturali, il seminario ha invece affrontato diversi aspetti. Anche questo evento, solitamente ospitato nella Casa della Famiglia a Stella di Renon, si è svolto online ed è durato tre giorni. Tra gli argomenti trattati: l’esperienza quindicennale con il diradamento meccanico, la combinazione tra reti antigrandine e reti antinsetto nella melicoltura e, in particolare, la cimice asiatica, uno dei parassiti più tenuti anche dai contadini dell’Alto Adige.
Lo svolgimento virtuale del seminario ha permesso di coinvolgere partecipanti e relatori di ben 13 nazioni, dando così spessore internazionale allo scambio di opinioni ed esperienze da parte degli addetti ai lavori.
 
Una delle relazioni più apprezzate è stata quella sulla cimice asiatica di Tim Haye, esponente della sede svizzera del CABI (Centro internazionale per l'Agricoltura e le Scienze biologiche). Il relatore ha parlato delle diverse fasi di sviluppo e vita di questo insetto nocivo importato dalla Cina, del suo comportamento riproduttivo che ogni anno arriva a creare in Alto Adige due nuove generazioni, del suo periodo di ibernazione e naturalmente dei mezzi a disposizione per contrastarne la diffusione. Secondo Tim Haye uno dei metodi di lotta biologica più promettenti, anche in base alle sue esperienze, consiste nel parassitizzare le uova delle cimici. Al riguardo dal 2020 sono in corso in Alto Adige esperimenti nei campi utilizzando l’Anastatus bifasciatus - un parassitoide autoctono - e la vespa samurai di origine asiatica.

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