Giovani piante di melo, la varietà Gala sorpassa le Golden Delicious

Quando nell’aria comincia a sentirsi la primavera e le prime gocce di rugiada bagnano i campi, ecco che i frutteti dell’Alto Adige iniziano ad affollarsi: è arrivato il tempo di piantare i giovani alberi di melo.

Piantare le piante è un’operazione di grande responsabilità per i 7.000 contadini altoatesini, che prima di procedere al reimpianto devono prendere in considerazione una lunga serie di aspetti. Ogni anno nei frutteti dell’Alto Adige devono essere piantati decine di migliaia di nuovi meli: la vita media di uno di essi è infatti di circa 20 anni, dopodiché le piante perdono la loro redditività. Piantare un albero nuovo non è cosa semplice, poiché ogni singolo contadino, dopo essersi posto una serie di domande, deve prendere altrettante decisioni che influenzeranno i prossimi 20 anni.
 
Quale, come e dove piantare il melo?
 
Il frutticoltore deve innanzitutto decidere che varietà di melo vuole piantare. La scelta dipende dalla posizione del frutteto ma anche dalle caratteristiche varietali, dalle diverse cure di cui necessitano l’albero e i frutti, dal clima, dalla quantità di sole che la varietà richiede. Il contadino inoltre deve prendere in considerazione la resistenza della pianta alle malattie o agli attacchi parassitari, e deve anche decidere quanto vuole spendere: il costo delle piante giovani infatti può essere molto diverso da una varietà all’altra. E non è finita: gli agricoltori devono essere bravi a intuire quale tipo di mela piacerà ai consumatori negli anni a venire e quale prezzo potranno spuntare sul mercato. Poi devono valutare il periodo in cui una determinata varietà arriva a maturazione, chiedendosi se dispongono di personale sufficiente al momento della raccolta oppure se è preferibile scegliere un’altra varietà che matura in un altro periodo. Infine, i contadini devono anche verificare se i vivai hanno una quantità sufficiente di piante e se le nuove coltivazioni dovranno essere biologiche o integrate.
 
A chi si può rivolgere il contadino per chiedere aiuto?
 
Ogni frutticultore si trova pertanto di fronte ad una serie di decisioni da prendere in totale autonomia, per le quali può contare sul supporto del Centro di consulenza per la frutti viticoltura, delle cooperative agricole e dei consorzi di distribuzione VOG e Vi.P. In Alto Adige la superficie coltivata a mele è di circa 18.000 ettari e ogni anno bisogna rinnovare dal 3,5 al 5% delle coltivazioni: nel 2016 ad esempio sono stati realizzati nuovi meleti per un totale di 683 ettari, tenendo presente che su ogni ettaro si possono piantare circa 3.000 alberi.

Gala è la nuova reginetta, Pink Lady® è la damigella d’onore

Se fino a qualche tempo fa la varietà Golden Delicious era l’indiscussa reginetta delle giovani piante messe a dimora, negli ultimi cinque anni c’è stato il sorpasso da parte della Gala. E che sorpasso: nel 2016 ben il 39% delle nuove piante erano alberi di Gala, fa sapere Harald Weis, presidente del gruppo di lavoro per la frutticoltura integrata Agrios e delegato del Centro di consulenza. Al secondo posto con il 14% adesso c’è la varietà Rosy Glow/Pink Lady®, davanti alla Red Delicious e all’ex reginetta Golden Delicious, precipitata al quarto posto con appena il 9 per cento. A titolo di paragone: 24 anni fa le piante di Golden Delicious costituivano il 73% dei nuovi alberi. Weis: “In questo settore è stato fatto tanto: l’innovazione varietale sta prendendo sempre più piede e questo è un bene, perché solo producendo nuove mele di grande qualità possiamo distinguerci dalla massa e consolidare la nostra già buona posizione sul mercato”.
“Una scelta di modernità”: ecco come Weis definisce il fatto che oggi una giovane pianta su quattro sia una mela Club, ovvero la già citata Pink Lady® e le “colleghe” Envy®, Kanzi® e Ambrosia®. Le mele Club sono più care al momento dell’acquisto, ma garantiscono un prezzo più alto al momento della vendita.

Coltivazione biologica o integrata? Spesso il reimpianto è l’occasione per cambiare metodo

Per molti frutticoltori il periodo del reimpianto rappresenta anche l’occasione per valutare un possibile passaggio alla coltivazione biologica. “Non è una decisione facile, tuttavia sempre più contadini optano per il cambio di metodo”, dice Gerhard Eberhöfer, responsabile vendite delle mele biologiche distribuite dal consorzio venostano Vi.P. Il passaggio al biologico peraltro richiede al contadino una dose supplementare di pazienza: pur essendo prodotte biologicamente infatti, le mele non possono essere vendute come tali nei primi tre anni di coltivazione. Oltre alle classiche tipologie, le mele più adatte alla coltivazione biologica, in quanto resistenti alla ticchiolatura, sono le varietà Topaz e Bonita.
 

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